Beppe Martinelli analizza la situazione del ciclismo italiano: "Se ci fossero 1-2 squadre importanti in più, anche Professional, un futuro un po' più
11/23/2024 10:40 AM
Anche se il prossimo anno non sarà più in ammiraglia, Giuseppe Martinelli vuole restare coinvolto nel mondo del ciclismo. Tra i più vincenti direttori sportivi degli ultimi 40 anni, durante i quali ha guidato al successo corridori come Marco Pantani e Vincenzo Nibali, il 69enne bresciano aveva annunciato negli scorsi giorni che il prossimo anno non sarà più tra i DS dell’Astana Qazaqstan, non nascondendo di sognare in futuro una nuova esperienza come commissario tecnico della nazionale italiana. Intervistato a riguardo da Radiocorsa, Martinelli ha anche parlato delle difficoltà che sta attraversando il movimento italiano.
“Più di una volta hanno chiesto se mi piacerebbe o non mi piacerebbe [fare il CT] – le parole di Martinelli – Ora che sono uscito dall’Astana e che sono un pochino più sereno, un pochino più tranquillo, a una domanda di un giornalista ho risposto ‘Sì, mi piacerebbe’. Ma senza nulla togliere a nessuno, al limite aggiungendo qualcosa come esperienza o per aiutare questo mondo del ciclismo che io amo. Con Bennati ho un buon rapporto, lo conosco perché è stato anche un mio corridore; perciò se hanno bisogno io sono disponibile, però sicuramente in questo momento credo che sia molto difficile“.
Il ruolo di CT dell’Italia è sicuramente diventato più difficile negli ultimi anni vista la carenza di grandi campioni e la situazione del ciclismo italiano: “Ma è anche per questo che, alla fine, ti attira un po’ rispetto agli anni in cui tutto andava bene – ha ammesso il 69enne – Se forse ci si mette più di una persona, o un gruppo di lavoro, qualcosa si potrebbe anche fare. So che è difficile, perché quando hai dei campioni davanti che sono più forti di tutti, anche se tu hai dei buoni corridori, fai fatica a fare il risultato”.
“Però non bisogna mollare mai, perché alla fine nel ciclismo italiano, se ci fossero una o due squadre importanti in più, anche Professional, che fanno crescere i giovani, secondo me un futuro un pochino più roseo l’avremmo di sicuro – sostiene l’ormai ex DS dell’Astana – Ma in questo momento, quando tutti i nostri atleti, piccoli o grandi che siano, vanno all’estero e devono fare un lavoro dove non riescono a crescere più di tanto, è difficile avere un futuro che può essere roseo”.
Tra coloro che sono emigrati all’estero c’è anche Lorenzo Finn, laureatosi campione del mondo tra gli juniores a Zurigo: “Ho avuto l’occasione di poterlo veder pedalare perché sono andato a vedere due o tre volte delle corse che ha vinto lui, e lo vedi che ha una classe incredibile. Già due anni fa avevo detto che poteva essere il campione del futuro. Tra gli junior e i dilettanti abbiamo qualcuno in cui sperare bene, ma abbiamo bisogno di una squadra in più oltre a quelle che ci sono, oltre a Reverberi, a Basso, per fare in modo che questi ragazzi abbiano la possibilità di correre in una squadra italiana, con un management italiano e sponsor italiani. E allora Finn, al posto di andare a farsi le ossa in una squadra straniera, lo potrebbe fare in Italia e magari con qualcosa di più da poter creare, come erano la Lampre o la Liquigas nei primi anni, quando hanno fatto crescere i Nibali e compagnia bella”.
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