MPCC, ribadito il no al monossido di carbonio per confermarsi "attivi nella lotta contro il doping"

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Nel corso della 18esima riunione annuale dell’MPCC si è parlato lungamente dell’utilizzo del monossido di carbonio e dei famosi chetoni. Il consiglio di amministrazione del Movimento Per un Ciclismo Credibile si è riunito a Parigi lunedì 28 ottobre in concomitanza con la presentazione del percorso del Tour de France 2025, e nel corso della seduta sono stati trattati diversi argomenti di assoluta attualità che sono tenuti monitorati dall’MPCC, come per esempio l’eccessiva medicalizzazione del gruppo con un particolare focus sull’utilizzo dei chetoni e quello del monossido di carbonio. Attualmente a far parte del Movimento Per un Ciclismo Credibile, che dal 2024 ha come slogan “attivi nella lotta contro il doping”, sono 8 squadre WorldTour, 15 Professional e 16 Continental, ma anche 16 squadre femminili per un totale di 385 corridori, 270 ex-corridori e 4 federazioni.

“In un contesto in cui le inchieste giornalistiche hanno evidenziato la presunta eccessiva medicalizzazione del gruppo, durante le sessioni di discussione sono state espresse diverse preoccupazioni – si legge nel comunicato diramato dalla MPCC – La questione dei chetoni è più che mai problematica ed è tristemente evidente che i risultati degli studi commissionati dall’Unione Ciclistica Internazionale (UCI) sull’argomento sono ancora in attesa, mettendo il ciclismo e i membri dell’MPCC in una posizione imbarazzante”.

A tenere banco, ancora una volta è stato il delicato tema dei chetoni, particolari integratori sempre più utilizzati dalle squadre professionistiche. “Tuttavia, sembra che l’UCI non intenda annunciare i risultati della valutazione dell’impatto dei chetoni sulla salute e sulle prestazioni fino alla fine del 2025. Non possiamo accettare ritardi così lunghi, visti i problemi di salute pubblica in gioco e la credibilità del nostro sport. I dirigenti e i medici di riferimento delle squadre affiliate all’MPCC vedono le loro posizioni, guidate dalla cautela, indebolite da un’attesa infinita di chiarimenti e di una posizione chiara. O l’UCI è certa che l’uso dei chetoni sia accettabile e deve renderlo noto con una comunicazione chiara e precisa. Oppure non lo è e deve dichiarare a gran voce che l’istituzione non ne raccomanda l’uso, o addirittura lo vieta”.

Particolarmente scottante è poi il dibattito riguardo i team che utilizzano il monossido di carbonio per migliorare le prestazioni degli atleti. “Alcuni media hanno riportato un probabile uso improprio di questo gas potenzialmente letale. Lo scopo del suo utilizzo sarebbe quello di creare un’ipossia artificiale inalandolo in dosi (sconosciute), imitando così gli effetti dello sforzo in altitudine – continua il comunicato del movimento presieduto da Roger Legeay – Considerando il rischio per la salute (potenzialmente mortale), l’aspetto tecnico complesso e artificiale (uso improprio di mezzi tecnici e terapeutici per creare artificialmente cambiamenti fisiologici) e il codice mondiale antidoping in vigore, l’MPCC non può che sconsigliare vivamente l’uso di questa tecnica… finché non sarà vietata“.


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